Se questo è merito ...

L'attuazione delle prime parti della legge 107/2015 confermano tutte le contraddizioni e le discriminazioni denunciate dalla Gilda degli Insegnanti nella fase di approvazione.


17 Aprile 2016 | di Gianluigi Dotti

Se questo è merito ... Torno con questa riflessione, dopo gli articoli pubblicati in Professione Docente, sulla presunta “valorizzazione” del merito dei docenti, prevista dai commi 126-130 della Legge 107/2015, per la quale il Ministro e i politici dell'attuale governo hanno così fortemente insistito, e che dovrebbe andare a regime con il corrente anno scolastico, perché l'attuazione di questi commi sta invece incontrando molti ritardi da parte dell'Amministrazione, grandi difficoltà pratiche e molte resistenze tra gli insegnanti e nel mondo della scuola in generale.
 
Ricordo, se ce ne fosse ancora bisogno, che la legge 107/2015 istituisce un fondo annuo di 200mln di euro, definito “retribuzione accessoria” (comma 128), da ripartire tra le scuole e affida al Dirigente scolastico la distribuzione della somma ai docenti sulla base di criteri definiti dal Comitato di valutazione come modificato dal comma 129 della stessa legge.
 
Nelle intenzioni dei nostri politici “legislatori” questa manciata di euro: circa 22.000 lordo stato per ogni scuola con un centinaio di insegnanti, quindi in “soldoni” poco più di 100 euro netti all'anno per ogni docente, doveva scatenare la competizione tra gli insegnanti, i quali per accaparrarsi questa “ingente” somma devono risultare “i migliori” agli occhi del Dirigente scolastico.
 
Ma i “legislatori” non hanno fatto i conti, o per ingenuità o per superficialità, con la complessità che la “valorizzazione”, alias valutazione dei docenti, comporta in ogni sistema scolastico. E pensare che bastava studiare, infatti una gran mole di materiale è disponibile sull'argomento, prodotto da quei paesi che da molti anni si cimentano nella valutazione dei docenti come gli USA e, in Europa, la Francia.
 
Chi ha frequentato a lungo i modelli di valutazione degli insegnanti, come il nostro Centro studi, si è subito accorto che il sistema normato dalla 107/2015 non è affatto un sistema di valutazione dei docenti, ma solo la sua parvenza, la sua falsa ombra. Il fondo e le modalità indicate dalla Legge fanno sì che, nel migliore dei casi, esso si configuri come un fondo d'istituto bis, come dice il comma 128 “retribuzione accessoria” appunto, a disposizione del Dirigente scolastico che non deve contrattarlo con le RSU.
 
Del resto nella prima versione della “#buonascuola” il governo aveva previsto che il 10% del MOF fosse a completa disposizione del Dirigente scolastico che avrebbe elargito ai docenti il “tesoretto” a sua discrezione. Le proteste del mondo della scuola per un intero anno contro questa e altre assurdità della 107/2015 hanno obbligato il “legislatore” ad aggiungere la copertura del Comitato di valutazione, ma riproponendo nella sostanza la stessa logica del “tesoretto”.
 
Solo in questo contesto si spiegano le “improvvisazioni” del nuovo Comitato di valutazione sulle quali oggi le scuole sono in grave difficoltà e gli stessi Dirigenti scolastici sono esposti ai rischi di ricorsi da parte degli scontenti.
 
La stessa natura giuridica del Comitato di valutazione, che se davvero valutasse la professione docente dovrebbe essere giuridicamente un collegio perfetto, come i Consigli di classe in sede di scrutinio, viene invece configurata dal Miur come collegio imperfetto. Ne discende che il Comitato non valuta i docenti e che il Dirigente elargisce i premi non dopo una valutazione degli insegnanti, ma utilizzando a sua discrezione dei criteri di un Comitato non-valutatore che vede la presenza degli stessi “utenti” in veste di esperti. Non esiste in nessun sistema serio di valutazione delle professionalità che gli “utenti” facciano parte del collegio giudicante, al massimo si tiene conto con criteri bilanciati delle “opinioni” espresse nei customer satisfaction. Proprio in questo la conferma che quello statuito dai commi 126-130 non è un sistema di valutazione.
 
Anche il DM di ripartizione del fondo, al momento in fase di certificazione, che opera per anno finanziario e viene quindi distribuito alle scuole in 8/12 e 4/12, contiene delle scelte discutibili, infatti si assegna alle scuole la somma sulla base ai docenti di ruolo, mentre la legge cita testualmente “in proporzione alla dotazione organica dei docenti” (comma 126). Evidente che il diverso criterio produce effetti diversi rispetto a quanto statuito dalla legge, avvantaggiando le scuole con pochi supplenti e danneggiando quelle periferiche e difficili con tanti supplenti.
 
Insomma, per concludere, l'attuazione delle prime parti della legge 107/2015 confermano tutte le contraddizioni e le discriminazioni denunciate dalla Gilda degli Insegnanti nella fase di approvazione.
 
Non rimane che firmare con convinzione i quesiti referendari proposti dalla Gilda nei prossimi tre mesi per cassare le parti più controverse e osteggiate della legge 107/2015: chiamata diretta da parte del Dirigente scolastico, Comitato di valutazione, obbligo delle 200-400 ore dell'alternanza scuola-lavoro, finanziamento pubblico alle scuole private.
 
 


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