Benvenuto Istituto Comprensivo: la sfida didattico organizzativa, del primo ciclo d'istruzione, della scuola italiana del futuro

Resoconto del Convegno organizzato a Montichiari dalla Gilda degli Insegnanti di Brescia


17 Ottobre 2013 | di Redazione Centro Studi Gilda

Benvenuto Istituto Comprensivo: la sfida didattico organizzativa, del primo ciclo d'istruzione, della scuola italiana del futuro  
Si è svolto nel pomeriggio di venerdì 11 ottobre, presso il “Garda Forum” di Montichiari, il Convegno organizzato dalla Gilda di Brescia, sezione distaccata di Montichiari: “Benvenuto Istituto Comprensivo: la sfida didattico organizzativa, del primo ciclo d’istruzione, della scuola italiana del futuro”.
 
Il contributo dei relatori, intervenuti su specifici aspetti del tema generale, ha offerto agli insegnanti presenti un’opportunità di approfondimento e di riflessione sulle tematiche inerenti l’istituzione degli Istituti Comprensivi e sulle relative problematiche emergenti dalla riorganizzazione del contesto scolastico.
 
Il primo intervento di Luciana Ferraboschi, Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Manerbio, ha affrontato il tema della nuova sfida didattico-pedagogica che la nascita degli Istituti Comprensivi pone alla “comunità professionale”. La sfida verte sulla “fatica” nel far incontrare identità diverse con culture pedagogiche fortemente radicate nei vari ordini scolastici coinvolti. L’accento si pone sulla necessità di costruire un curricolo in continuità, attraverso il cambiamento dello sguardo: dagli obiettivi alle competenze e ai traguardi delle Nuove Indicazioni Nazionali. Si tratta di riorganizzare l’idea dei saperi per aiutare gli alunni ad affrontare il cambiamento, vista la mutazione degli scenari sociali e professionali. In riferimento alla Direttiva sui B.E.S., secondo la relatrice, il curricolo deve calibrare la didattica sulla promozione degli apprendimenti secondo una logica processuale, attraverso l’individuazione di percorsi efficaci e la proposta di esperienze formative per il raggiungimento del profilo finale delle competenze del cittadino europeo. Concludendo l’intervento Luciana Ferraboschi ha indicato numerosi spunti per la riflessione pedagogica rispetto all’attuazione dei traguardi delle competenze: Quali saperi? Esiste una gerarchia dei saperi? Come coordinare le discipline per superare la separazione dei saperi? Quali conoscenze, quali abilità essenziali? E, in riferimento ai B.E.S., quali bisogni educativi speciali? Chi stabilisce la priorità?
 
Il secondo relatore, Mario Fraccaro, Dirigente Scolastico dell’I.I.S.” Don Milani” di Montichiari, ha ripercorso brevemente la storia della nascita degli Istituti Comprensivi e ha posto l’attenzione sugli aspetti gestionali e organizzativi degli stessi, valorizzando come punti di forza dell’I.C. sul piano gestionale l’unicità del DS, del Consiglio d’Istituto, del Collegio docenti, della figura del DSGA e del bilancio d’istituto. Secondo l’intervento la “convivenza” dei vari ordini di scuola offre l’opportunità per migliorare la comunicazione interprofessionale e per investire la “comunità educante” tutta a condividere una maggiore responsabilità. L’I.C. offre le opportunità per la riflessione e il miglioramento delle pratiche professionali, l’ottimizzazione delle risorse ed una maggiore integrazione delle competenze. Ponendo l’attenzione sui nuovi scenari emergenti sul piano sociologico, antropologico ed epistemologico, il relatore individua il valore della scuola di oggi nell’intervento educativo finalizzato al “riempimento” del vuoto dei valori, prioritario rispetto al versante delle conoscenze; fondamentale è il passaggio dalla conoscenza allo sviluppo di percorsi per apprendere ad apprendere, o meglio, citando Bauman, “apprendere a disapprendere”. Nell’ottica della costruzione di una continuità all’interno del percorso formativo dell’obbligo scolastico, auspica la costruzione di un curricolo organico “agganciato” al primo biennio della scuola secondaria di secondo grado anche attraverso la costituzione di un nucleo di docenti dell’I.C. che “possano dialogare con l’istituzione secondaria”. In conclusione, attraverso la presentazione di dati riferibili della realtà scolastica locale relativa al primo biennio, viene posta l’attenzione sulla problematica della dispersione scolastica, che nella lettura dei dati si pone in linea nella media italiana (20%), ma ben al di sopra dei risultati attesi dagli obiettivi posti da Lisbona entro il 2020 (10%).
 
L’intervento di Giancarlo Cerini, Ispettore del Miur e direttore della rivista dell’Istruzione edita da Maggioli, ha focalizzato le motivazioni della nascita dell’I.C., definita “un’ambizione pedagogica” e pone alla riflessione dei presenti alcune criticità. Supportato, sul piano pedagogico, dall’idea creare “un progetto forte della scuola di base nel nostro Paese”, nel quale attuare una concreta possibilità di realizzare un’ efficace continuità tra i vari ordini di scuola e di favorire una riflessione intorno alle pratiche professionali nella specificità dei vari gradi del sistema formativo, l’istituzione dell’I.C. ha evidenziato la necessità di ripensare un nuovo modello professionale, vista l’attuale sperequazione del livello di trattamento economico e giuridico nell’ambito della docenza. Il modello italiano dell’I.C., seppur comparabile a livello europeo, deve superare due nodi importanti a livello istituzionale e organizzativo. Noto sostenitore della necessità di radicare l’istituzione scolastica nel proprio territorio, l’Ispettore Cerini, ha evidenziato il bisogno di istituire l’organico funzionale per poter garantire “la promessa di una scuola più affidabile”.
 
L’intervento della Coordinatrice regionale della Lombardia della Federazione Gilda-Unams, Valeria Ammenti, docente di scuola primaria, ripercorrendo le tappe fondamentali del legislatore e del panorama politico relativamente al dimensionamento scolastico, ha posto in evidenza come prioritariamente l’istituzione dell’I.C. ha risposto a bisogni meramente economici al fine di realizzare il contenimento della spesa pubblica, come ben documentato dal decreto legge 111 del 5 luglio del 2011.
La Coordinatrice chiarisce come la normativa recente abbia teso a confermare un orientamento preciso da parte dell’Amministrazione volto a mistificare nella scelta del dimensionamento scolastico una risposta alle esigenze del territorio. Riferendosi a realtà scolastiche precise della cintura milanese, “denuncia” nella logica dell’accorpamento di istituti scolastici, l’assoluta mancanza di collegamento tra realtà socio-economiche-territoriali molto differenti.
La collega ricorda che con sentenza 147/2012 la Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità dell’art.19, c.o. 4 del D.L. 98/2011 che aveva disposto che, dall’a.s. 2011/2012 le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado fossero aggregate in Istituti Comprensivi, con un numero minimo di alunni di 1000, ridotti a 500 per le piccole isole, comuni montani e aree geografiche specifiche. A seguito della sentenza, la VII Commissione del Senato ha approvato un documento con il quale si ridefinisce in un nuovo parametro numerico l’accorpamento delle istituzioni scolastiche (900-500). Viene riaffermato che la definizione della rete scolastica rientra nell’esercizio della competenza legislativa delle Regioni e che la concertazione deve avvenire in sede di Conferenza Stato-Regioni. In conclusione, l’istituzione dell’I.C. costituisce un punto di forza come luogo di confronto e di scambio tra professionalità differenti ed esperienze educative connotate da specifiche pratiche didattiche, ma mostra nel percorso “accidentato” di questi anni scolastici che la valorizzazione del Sistema Pubblico di Istruzione non può prescindere da un investimento di risorse economiche e umane.
Forse prima di definire il “contenitore” la classe politica avrebbe dovuto definirne con competenza i contenuti coinvolgendo in prima battuta “i protagonisti. Anche l’ultima proposta di sperimentazione delle reti di scuole in Lombardia è a costo zero da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale.
 
Il Coordinatore Nazionale della Federazione Gilda-Unams ha chiuso gli interventi ringraziando gli organizzatori e i relatori per le interessanti riflessioni proposte dal Convegno. Ha riportato ai presenti lo stato dell’arte delle relazioni sindacali a livello centrale e auspicato un’attenzione maggiore da parte della classe politica ai bisogni formativi della Scuola italiana attraverso nuovi investimenti nell’istruzione e il riconoscimento della dignità professionale dei docenti in un nuovo rinnovo contrattuale. Ha infine accennato alla prospettiva della funzione unica docente.
 
 

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