Educazione civica e cittadinanza, le conoscenze degli studenti italiani non migliorano


13 Novembre 2017 | di Ester Trevisan

Educazione civica e cittadinanza, le conoscenze degli studenti italiani non migliorano Cittadini in erba crescono, ma non abbastanza rispetto ai loro coetanei di altri Paesi.
Secondo l’ultima edizione dell’indagine su educazione civica e cittadinanza ICCS dell’IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement), che ha coinvolto 94 mila studenti di circa 14 anni (3.500 italiani che frequentano la terza classe della scuola secondaria di I grado) di 23 paesi (14 europei) e della regione tedesca della Vestfalia, dal 2009 a oggi le conoscenze degli studenti italiani, pur superando la media di 517 punti, non sono migliorate. Mentre, infatti, nel 2016 11 degli Stati in cui si è svolta la ricerca hanno potenziato i loro risultati rispetto al 2009, l’Italia ha fatto passi indietro, scendendo da un punteggio di 531 a 524.
In generale, il 99% dei nostri studenti raggiunge almeno il livello minimo di competenza, contro il 97% della media internazionale. L’eccellenza invece dei ragazzi italiani è raggiunta dal 35%, contro una media europea del 40%.
A dimostrarsi più ferrate sui temi oggetto dell’indagine sono le studentesse con 535 punti rispetto ai maschi che si fermano a 515, mentre a livello internazionale 530 sono i punti per le femmine e 505 per i maschi. Il vantaggio registrato dagli alunni italiani va però contestualizzato perché il metro di paragone è rappresentato da Paesi che non sono in assoluto quelli più brillanti: oltre a Belgio, Danimarca, Svezia e la regione tedesca della Vestfalia, infatti, figurano anche Messico, Federazione Russa, Malta e Perù. Le performance migliori sono quelle di Danimarca, Taipei cinese, Svezia e Finlandia che raggiungono rispettivamente i punteggi di 586, 581, 579 e 577.
Per informarsi sulle tematiche sociali e politiche, i ragazzi ricorrono prevalentemente alla televisione e alla famiglia. Gli studenti italiani dichiarano di parlare con i genitori di quello che succede negli altri Paesi con una frequenza maggiore (61%) rispetto alla media internazionale (46%).
Analizzando nel dettaglio le risposte fornite dagli studenti a una serie di domande riguardo la capacità di alcuni fattori di incidere positivamente o negativamente sulla democrazia, emerge che in Italia è considerato positivo da quasi un terzo degli studenti il fatto che i leader politici garantiscano lavoro nella pubblica amministrazione ai propri familiari.
Oltre la metà degli studenti degli altri Paesi ritiene deleterio per la democrazia il monopolio di tutti i quotidiani da parte di una sola azienda o del governo, mentre in Italia la percentuale di chi lo considera negativo scende al 47%.
Rispetto alla media ICCS, il 35% degli studenti considera un male per la democrazia quando un governo influenza le decisioni dei tribunali; tale percentuale in Italia sale al 48%. Le differenze tra chi ritiene sia positivo o negativo per la democrazia che la polizia possa trattenere senza processo chi è sospettato di minacciare la sicurezza nazionale risultano meno nette, con il 30% di studenti a livello internazionale e il 29% in Italia che lo ritiene positivo per la democrazia e il 33% (38% in Italia) che lo ritiene negativo.
Nella maggior parte dei Paesi gli studenti dichiarano di avere fiducia nel governo, nel parlamento e nei tribunali in misura maggiore rispetto al 2009. In Italia, invece, si assiste ad un andamento opposto: i nostri studenti dichiarano di fidarsi meno del governo e del parlamento rispetto al 2009.
Gli studenti che dichiarano di essere più interessati a tematiche politiche e sociali e quelli con un livello di conoscenze civiche più alto risultano più favorevoli alla parità di genere e all’uguaglianza dei diritti per tutti i gruppi etnici e razziali.
 
 


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