Valutare: perché. Valutare: come

Breve introduzione ragionata al problema della valutazione della scuola


02 Aprile 2009 | di Francesco Lovascio

1. La valutazione di qualità nella scuola: ragioni e modelli
A partire dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, i costi crescenti del Welfare State e la convinzione della necessità di uno Stato più leggero hanno indotto a ritenere che l'introduzione di elementi di concorrenza nell'erogazione dei cosiddetti ''servizi sociali'' e l' applicazione di metodi organizzativi aziendali agli enti o istituti pubblici potessero garantire ai cittadini/utenti prestazioni migliori a costi più bassi.
In questo contesto si inquadrano sia la richiesta di pratiche valutative sistematiche sulla qualità dell'operato della scuola statale e del suo personale (nell'assunto che anche la formazione dei cittadini rientri fra i cosiddetti ''servizi sociali'') sia le continue innovazioni normative e organizzative che hanno investito il nostro sistema scolastico negli ultimi dieci anni. In questa contesto sono sorte anche tre istanze fondamentali dalle quali, secondo l'analisi di Mario Castaldi [1], che seguiremo nelle sue linee fondamentali, nasce la domanda di controllo della qualità del servizio scolastico. Ad ognuna di queste istanze corrisponde un diverso modello di valutazione: la valutazione di sistema, la certificazione di qualità e la auto-valutazione di istituto.
Innanzitutto vi è l'istanza di rendicontazione pubblica che il potere politico rivolge alla scuola: si tratta di un controllo di merito sull'utilizzo efficace delle risorse assegnate e sui risultati conseguiti, che dovrebbero essere conformi a livelli essenziali di prestazione omogenei su tutto il territorio nazionale. A questa istanza rispondono, in generale, i sistemi di valutazione dei risultati dell'istruzione che operano a livello macro, finalizzati al controllo della tenuta globale di un intero sistema formativo: ciò che si è cercato di realizzare con il Progetto Pilota dell' Invalsi, in attesa del sistema complessivo di verifica del raggiungimento dei livelli essenziali di prestazione previsto dalla Legge 53/03.
In secondo luogo, vi è l'istanza di controllo sociale che la comunità nel suo complesso rivolge alla scuola, alla quale rispondono le varie forme di valutazione affidate a soggetti terzi specializzati e finalizzate alla certificazione di qualità. Si tratta di una forma di garanzia per i ''clienti'' del rispetto di certi standard qualitativi nell'erogazione del ''servizio'' formativo da parte delle singole istituzioni scolastiche.
In terzo luogo, un'istanza di professionalizzazione, proveniente da docenti e dirigenti che cercano di dar risposta alla domanda di qualità e alle richieste di rendicontazione pubblica del loro operato ricorrendo a varie forme di auto-valutazione, finalizzate soprattutto al miglioramento continuo della qualità dei processi educativi e organizzativi a monte dei risultati scolastici.

2. Il mito della scuola-azienda e la qualità del ''servizio'' scolastico
Secondo i sostenitori del paradigma aziendale (numerosi anche tra i nostri decisori politici), la scuola dello stato dovrebbe considerare i cittadini/utenti veri e propri ''clienti - consumatori'' e, per competere con successo nel ''mercato'' della formazione, dovrebbe attrezzarsi per soddisfare i loro vari ''bisogni formativi''. I fautori della scuola-azienda, coerentemente, spingono per l'applicazione al sistema scolastico di metodi di controllo di qualità di ispirazione aziendale, ai cui risultati vorrebbero legare un sistema di premi e incentivi, anche economici, per le scuole e i docenti migliori: sulla base al principio, certamente condivisibile, che il merito e la produttività vadano premiati.
Tuttavia il confronto fra realtà scolastica e realtà aziendale, pur suggestivo, sotto molti aspetti risulta assai fuorviante. Infatti tra organizzazione scolastica e organizzazione aziendale vi sono profonde differenze, che influiscono pesantemente sul concetto stesso di qualità nella scuola e sui metodi eventualmente scelti per valutarla. Di questo i nostri decisori politici devono essere resi pienamente consapevoli, se si vuole affrontare in modo razionale e rigoroso e non approssimativo e demagogico il problema della valutazione della qualità della scuola.
Dunque, se ci fermasse alle affinità tra l'organizzazione scolastica e quella aziendale, la scuola potrebbe essere paragonata ad un'azienda fornitrice di servizi. Di conseguenza, la sua mission dovrebbe consistere nel fornire ai propri clienti il servizio che essi desiderano, nei modi in cui lo desiderano. Nel mondo aziendale, infatti, la qualità coincide con la customer satisfaction: (nelle norme ISO la qualità è il ''grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa i requisiti dei clienti e delle altre parti interessate''). Una definizione di qualità del ''servizio scolastico'', però, non può essere così semplice.
Analizzando infatti le differenze, si nota subito che esse riguardano la natura peculiare del ''servizio'' offerto dalla scuola, che è in realtà un processo, quello di formazione; la finalità dell' organizzazione scolastica; la polisemicità e l'ambiguità del concetto di cliente applicato all'erogazione del ''servizio formativo''. Queste differenze fanno della scuola un sistema molto diverso da quello aziendale e molto più complesso.
Innanzitutto la formazione è un ''servizio'' assai particolare: è un processo nel quale docente e discenti, tramite il rapporto pedagogico che si instaura fra loro, elaborano assieme e condividono cultura, valori e concezioni del mondo. Si tratta di un processo aperto, dagli esiti non completamente prevedibili e controllabili, tutto interno ai ''clienti'' (gli allievi) e in buona misura nascosto: la sua qualità effettiva è legata a dimensioni implicite, ad aspetti non rilevabili o difficilmente misurabili [2]. Di qui la maggior difficoltà di definirla (e valutarla) rispetto alla qualità di un semplice servizio aziendale .
In secondo luogo, la scuola non può preoccuparsi solo di rispondere alla ''domanda'' di una categoria di ''consumatori'' socialmente e geograficamente determinata: Essa ha anche stringenti finalità istituzionali: infatti è stata creata dalla collettività innanzitutto per assolvere a un compito socialmente utile (l'educazione dei futuri cittadini) e non solo per soddisfare ''bisogni'' formativi individuali. Quindi, anche il concetto di cliente applicato all'erogazione dei ''servizi'' formativi assume un significato assai diverso da quello comunemente utilizzato in ambito aziendale.
A questo proposito va rilevato il ruolo ambivalente degli allievi, la cui cooperazione è indispensabile all'erogazione del ''servizio'' e che quindi, più che clienti, potrebbero essere meglio considerati co- produttori [3] o clienti interni dell'organizzazione scolastica [4] la quale, tra l'altro, come organizzazione assorbente [5], tende ad includerli al suo interno; e va rilevato anche il ruolo di clienti interni assunto dagli insegnanti e dal personale non docente, in quanto anch'essi fruitori di strutture e strumenti didattici.
Un' accezione più larga (e sofisticata) del termine ''cliente, inoltre, ci porterebbe a includere fra i clienti della scuola anche la scuola stessa: in quanto anch' essa, autonoma istituzione dello Stato, vuole la formazione integrale dei suoi allievi, come persone e come cittadini (sintesi dei ''bisogni'' formativi sociali e individuali); e in quanto proprio la scuola , ''in primis'', fruisce di abilità, conoscenze e comportamenti ''prodotti'' al suo interno [6].
Ad ogni modo, alla domanda di controllo di qualità della formazione, a parere dello scrivente, da parte della scuola dovrà esser data una risposta, preferibilmente spontanea, condivisa e dal basso: pena la progressiva perdita di credibilità del sistema di istruzione pubblica o l'imposizione dall'alto di sistemi di valutazione che rischiano di essere inadatti alle peculiarità della scuola: quindi inutili, nel migliore dei casi; nel peggiore, iniqui e penalizzanti.

3. La specificità della scuola come sistema organizzativo
Un approccio corretto al problema della valutazione della scuola dovrebbe in ogni caso partire dalle caratteristiche peculiari dell'organizzazione scolastica vista come sistema complesso, riflessivo, aperto e come comunità di apprendimento.
1) Scuola come sistema complesso: l'organizzazione scolastica opera in un ambiente sociale popolato da molteplici attori, che si evolve continuamente in modo imprevedibile [7]. Se vuol risultare efficace, il sistema scuola deve possedere un alto grado di adattabilità strutturale: cioè, di complessità.
2) Scuola come sistema riflessivo e aperto: nel sistema scuola la professionalità docente, che ne è il cuore, è caratterizzata dalla riflessività, dalla capacità di revisione critica, ri-progettazione, interpretazione della propria azione [8]. Inoltre la scuola è anche un sistema aperto, perchè implica, per valutarsi, i suoi legami con l'esterno attraverso la scientificità (modello di saperi-apprendimenti), i valori-guida (sociali, culturali, politici) e l'organizzazione (modello organizzativo interno) [9]. In sintesi, la scuola costituisce un sistema autonomo ma non isolato, provvisto di un suo corpo docente che garantisce il raccordo con la società e auto-valuta il funzionamento del sistema stesso secondo un' ottica di riflessività.
3) Scuola come comunità di apprendimento: la scuola, più che un' azienda, può esser considerata una comunità educativa, fondata su una fitta rete di relazioni interpersonali, che richiede investimenti a lunghissimo termine per la produzione di un bene, l'educazione, relativo a ''clienti'' (i suoi allievi) visti non come semplici attori sociali, ma come persone, dotate di diritti doveri e libertà [10]. Da tali considerazioni discende una vision della scuola come comunità di apprendimento, un contesto organizzativo dove tutti sono stimolati a ricercare e ad imparare [11], secondo una logica di enabling, cioè di coinvolgimento deliberato dell'allievo - ''cliente'' nell' ''attività produttiva'', di sua diretta assunzione di responsabilità nel processo di formazione [12].

4. I concetti di soddisfazione del cliente e qualità nel sistema-scuola
Possiamo ora tentare una definizione più precisa del concetto di qualità nella scuola e quindi dei principi ai quali dovrebbe ispirarsi un modello di valutazione della qualità del sistema scolastico.
Nel mondo aziendale il criterio di base della Qualità totale è la soddisfazione del cliente. Analogamente, nella scuola i vari fattori di qualità (leadership, politiche, strategie, gestione del personale e delle risorse, processi, risultati, performaces) orbitano tutti, in varia misura, attorno alla nozione di ''cliente''. Una strategia di Qualità totale applicata alla scuola ha, infatti, come obiettivo la ''soddisfazione'' delle esigenze dei vari ''clienti'' del ''servizio formativo''.
La ''customer satisfaction'' rappresenta dunque, anche nella realtà scolastica, il principale parametro di valutazione della qualità? Prima di giungere a una conclusione del genere, occorre intendersi sia sul significato di ''cliente'', che, come abbiamo avuto modo di precisare, è molto più ampio e sfumato nell'universo scolastico che in quello aziendale, sia sul significato di ''soddisfazione''.
La scuola ha senza dubbio il compito di soddisfare la domanda di formazione della società, delle famiglie e degli allievi, i suoi principali ''clienti '': in particolare, occorre che essa si metta in grado di recepire le loro attese/richieste, per erogare un ''servizio'' il più possibile conforme ad esse.
Tuttavia in questo caso la ''soddisfazione del cliente'' non può ottenersi semplicemente accondiscendendo ai suoi desideri e alle sue aspettative: così facendo la scuola perderebbe la sua autentica fisionomia di Istituzione dello Stato e di comunità educativa e diventerebbe, davvero, una semplice azienda fornitrice, a domanda, di prodotti cognitivi (tecniche, metodologie, strumenti).
Vi sono aspetti fondamentali del processo di formazione, infatti, che non necessariamente corrispondono ai desideri dei ''clienti'': da molti contenuti disciplinari non graditi agli alunni e/o alle famiglie, all'educazione alla legalità e alla convivenza civile, al rispetto di se stessi e degli altri, ai valori etici ed estetici, all'impegno politico e sociale.
La scuola deve accogliere dunque la ''domanda di formazione'' dei suoi ''clienti'', riconducendola però alle sue specifiche finalità, senza snaturare il particolare ''servizio'' che essa offre, che è l' educazione dei futuri cittadini. In buona sostanza, la scuola , nel rispondere alla domanda di formazione dei suoi ''clienti'', deve anche guidarla ed educarla. In quest'ottica una buona qualità della scuola corrisponde in definitiva ad una buona qualità di vita degli allievi, che permetta la valorizzazione delle potenzialità e delle attitudini di ciascuno di loro: una buona scuola, insomma, è quella in cui i giovani crescono bene, per diventare uomini e donne realizzati e buoni cittadini.
D'altra parte, è altrettanto importante, per il miglioramento della qualità complessiva del ''servizio'' scolastico, tenere in considerazione anche la soddisfazione delle esigenze dei ''clienti interni'', come il personale docente e non docente, che richiede strutture, mezzi e motivazioni adeguati per potere svolgere bene il proprio ruolo.

5. Principi generali della valutazione di qualità nella scuola
Tutte queste considerazioni ci portano all'enunciazione di alcuni principi generali a cui dovrebbe essere ispirata un sistema di valutazione di qualità nella scuola:
1) la particolare natura del processo formativo rende poco adatte alla scuola le pratiche di controllo di qualità di derivazione aziendale basate prevalentemente su una logica deterministica e sul paradigma quantitativo; nè alla scuola sono acriticamente applicabili le categorie aziendali di ''efficienza'' ed ''efficacia'', che non sempre riescono a cogliere l' elemento qualitativo implicito e di lunga durata tipico del processo di formazione;
2) la complessità dell'organizzazione scolastica, la pluralità degli attori e dei fattori in gioco richiedono un dispositivo di controllo di qualità ispirato ad una logica sistemica, pluridimensionale, oltre che ad un' ottica di riflessività;
3) la specificità dell'organizzazione scolastica esige che la messa a punto del modello di qualità e la sua traduzione concreta in protocolli e strumenti di indagine avvengano a cura di soggetti provenienti dal mondo della scuola, che sappiano curvarli sulle caratteristiche peculiari del sistema - scuola;
4) il particolare significato assunto dal concetto di ''soddisfazione del cliente'' richiede che la valutazione della qualità del ''servizio'' scolastico avvenga secondo una logica multi-prospettica, partecipativa e negoziale, con il coinvolgimento attivo di tutti i diversi soggetti interessati.

6. Considerazioni conclusive
Mettere a punto un sistema di valutazione conforme a questi principi non è impossibile. In diverse Reti locali di scuole sono già stati sperimentati vari modelli di auto-valutazione: si vedano ad esempio le reti Stesa in Lombardia e Sirq in Piemonte, i progetti Faro e Aqua, rispettivamente in Sicilia e Toscana. Fin dagli anni '90, inoltre, nella Provincia di Trento è stato adottato un sistema di valutazione complessiva (interna ed esterna) del ''servizio'' scolastico. Per arrivare ad un modello di valutazione unitario e condiviso a livello nazionale, si potrebbe partire da uno studio serio delle migliori di queste pratiche. Dopo aver elaborato il modello, si dovrebbe sperimentarlo pazientemente ''sul campo'' abbastanza a lungo e ''tararlo'' progressivamente sulla base delle critiche e dei suggerimenti provenienti dalle scuole: un' impresa impegnativa, che richiederebbe notevoli investimenti in termini di tempo, energie, competenze e denaro. Con le risorse attualmente disponibili, sarebbe in grado il ministro Gelmini di farvi fronte?

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[1] M. Castaldi, La qualità a scuola, Carocci, Firenze, 2005
[2] C. Catarsi, Modelli teorici di organizzazioni complesse, Firenze, 2005; J .Habermas, N. Luhmann, Teoria delle società o tecnologia sociale, Etas Kompass, Milano, 1973
[3] D.A. Schön, Il professionista riflessivo, Dedalo, Bari, 1999
[4] N. Luhmann, K.E. Schorr, Il sistema educativo, Armando, Roma, 1988
[5] F. Cambi, Monitorare la qualità del sistema -scuola. Osservazioni, Firenze, 2002
[6] M. Argyris, M. Schon, Apprendimento organizzativo. Teoria, metodo, pratiche, Guerini e associati, Milano, 1988
[7] R. Normann, Ridisegnare l'impresa, op.cit.; M. Orsi, La qualità nella scuola e la controversa nozione di cliente, op.cit.
[8] A. Mariani, Annotazioni pedagogiche sulla nozione di ''cliente'' a scuola, op.cit.
[9] A. Mariani, Annotazioni pedagogiche sulla nozione di ''cliente'' a scuola, Firenze, 2005
[10] R. Norman, Ridisegnare l'impresa, ETAS, Milano, 2002n
[11] M. Orsi, La qualità nella scuola e la controversa nozione di cliente, in AICQ Qualità, n. 3 2003; L'alunno cliente o membro dell'organizzazione scolastica, in Dirigenti Scuola, 2000
[12] J.D. Thompson, L'azione organizzativa, ISEDI, Torino, 1988



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